Calma e chiara visione di ciò che è
Buddha, discorso sulla pacificazione dei pensieri.
“O fratelli, quando un monaco pone attenzione ad un certo oggetto e sorgono in lui pensieri negativi e non salutari, connessi con il desiderio, l’avversione e l’illusione, allora, o monaci, egli dovrà porre attenzione ad un oggetto diverso connesso con ciò che è salutare. Se egli pone attenzione ad un oggetto salutare, tutti i pensieri negativi connessi con il desiderio, l’avversione, l’illusione, vengono abbandonati e spariscono. Con la loro sparizione la sua mente diviene stabile, acquietata, unificata, concentrata”.
Buddha, discorso sui fondamenti della presenza mentale.
“Questa è la via maestra, o monaci, il veicolo diretto per la purificazione degli esseri, per la vittoria sulla pena e sul lamento, per la distruzione del disagio e dall’angoscia, per raggiungere la realizzazione del nirvana, esso consiste nei 4 fondamenti della presenza mentale”.
La Meditazione Vipassana è la quieta osservazione interiore, con essa si affina la sensibilità, l'ascolto, la comprensione, è una guida per la liberazione dai condizionamenti. Si avvale della facoltà dell’attenzione dell'intelletto piuttosto che della facoltà creatrice e trasformatrice della visualizzazione. Siamo invitati ad abbandonare quei moti caratteriali che agitano, limitano, deformano, offuscano la chiara visione di ciò che è dentro e fuori di noi; è una meditazione di consapevolezza cognitiva, di attenta, distaccata osservazione.
Rivolgi l'attenzione ai pensieri, a come appaiono nella mente. Spesso incontro meditanti che mi dicono di avere sempre tanti pensieri per la testa, da parte mia noto che i pensieri che ho non sono affatto tanti, li considero piuttosto pochi, variano sì, ma tutto sommato sono sempre gli stessi che si ripetono, non sono affatto originali o nuovi sono piuttosto noiosetti.
Sii colui che osserva gli stati che assume la mente e distaccati. In questo stadio della meditazione miglioriamo la conoscenza che abbiamo rispetto ai tratti caratteriali, samskaras, ai pensieri, emozioni, forme d'energia che ci attraversano e costituiscono la nostra personalità, osserviamo cioè i contenuti formali presenti nel campo mentale, osserviamo in quieto silenzio, senza alcun intento di cambiare, tagliar via, o rafforzare con la ripetizione; ci sia cioè osservazione e distacco, con un disinteressato interesse a comprendere le manifestazioni e le ricreazioni della mente.
Vedo in me i semi dai quali cresce la tensione, purtroppo le paure e i desideri possono restare dietro la luce della coscienza nascondendo così le cause della tensione, e senza riconoscere tali cause non potrò liberarmene, anzi, crescerà la sofferenza, perché la tensione prolungata porta a sofferenza e la sofferenza può condurre ad una alterazione della chiara consapevolezza della realtà e di ciò che è giusto e sbagliato fare... Ma in questo stato di lucida coscienza pacificata e distaccata osservazione, tutto ciò appare limpidamente così com'è.
La prima consapevolezza: "io sono". La seconda consapevolezza: "in guerra". Non so spiegare altrimenti quello che vedo se non dicendo che a volte vivo come se fossi in guerra contro una frazione di mondo. Può chiamarsi Tizio o Caio, può essere un professore, un sindaco, una nazione, un pesce, una tastiera di computer, un semaforo, una pratica amministrativa, una multa, un insetto: resta il fatto che vivo come se fossi in guerra contro la tal cosa. Passare dall'essere in guerra all'essere in pace è la via della saggezza. Tanti più siamo a incamminarci in questa via, è meglio sarà per il pianeta intero.
Desideri e paure sollevano tensioni. Una società precaria, incerta sul futuro ed in crisi nel presente; una cultura superficiale, se non addirittura banale, fatta di instabili frammenti di discorsi sparsi e discordanti, con riferimenti ideali traditi e corrotti sul piano della giustizia sociale e dell'informazione, con una rete di comportamenti molto individualizzati, fa proliferare in noi stati di insoddisfazione e tensione: tante forme di paure legate alla sussistenza, alla salute, alle relazioni umane, all'immagine di sé, al senso della vita, al fuggire del tempo. Altrettanto presenti sono le tensioni che nascono dalle forze del desiderio: desideri che spesso facciamo diventare nostri anche inconsapevolmente perché stimolati da un modello di civiltà sul quale poco riflettiamo. Un modello certo “migliore” della civiltà islamica, certo “migliore” della civiltà contadina, ma anche se lo consideriamo il miglior modello di civiltà oggi possibile, sarebbe bene maturare una chiara visione di come interiorizziamo i paradigmi di questa civiltà globale e delle sue conseguenze sul nostro benessere, sulla nostra tensione, sul nostro essere in guerra. Continuiamo ad osservarci con pacata scrupolosa attenzione, ad osservare il mondo che è in noi e come siamo noi nel mondo. Pian piano capiremo gli aggiustamenti da compiere per liberarci dalle tensioni. E quando calano le tensioni si accresce l'energia vitale a disposizione con la quale possiamo espandere il campo della consapevolezza in ambiti inesplorati e prima ignoti.
"Agisci senza agire" è un insegnamento che possiamo ritrovare nelle filosofie orientali, dallo Yoga indiano, al Taoismo cinese, allo Zen giapponese e alle discipline marziali. Ci viene detto nelle Upanisad dell'antica sapienza vedica indiana: "Evita sia l'azione che la non azione; non desiderare nulla e non rinunciare a niente". Se agisco fluendo tutt'uno con la Forza del Tutto, la mia azione rispetto al flusso è ferma, immobile, è non-azione. Quindi quando agisco sincronizzato in armonia con la corrente degli eventi, insieme con la Forza del Tutto, allora il mio agire è come un "non agire", diviene un fare senza sforzo, è uno spontaneo scorrere fluido nel naturale divenire dell' esistente dinamismo del mondo, senza che si creino opposizioni di resistenza tra me e le cose stesse; perciò senza che si creino ansie, preoccupazioni, esaurimenti energetici, affanni, incidenti, per accelerare il raggiungimento di un qualche risultato.
"Non mettere il carro davanti ai buoi" lo si può intendere come il proverbio popolare che invita a lavorare (tu sei il carro) rimanendo in sintonia con le Forze (i buoi), naturali, cosmiche, divine, che saranno esse a dare energia, a trainare in avanti il carro, mentre tu starai deitro a queste energie per dirigerne il flusso nella direzione più coerente con l'armonia naturale della Terra: il lavoro verrà fatto nella maniera migliore se è portato avanti in accordo ai buoi, al carro, alla Terra tutta.
Allora ecco la meditazione del flusso: iniziala con la percezione del respiro naturale, l'attenzione, cioè la presenza mentale di cui ci parla il Buddha, è proprio al fluire spontaneo del respiro, ciò ti porterà a riconnetterti in serena armonia con il flusso del Tutto, buona meditazione.